È bastata una telefonata per fare crollare il castello di sabbia che avevo costruito nella spiaggia delle illusioni. Dopo dieci giorni senza avere notizie riguardo all’esito di quello che secondo me sembrava essere un colloquio fruttuoso, ho pensato bene di chiamare io la ditta in questione. Con un tono seccato, mi sono sentito dire dalla segretaria del responsabile del personale, che l’azienda, per il momento ha deciso di non assumere più. Che mazzata ragazzi. Non me lo aspettavo, ero quasi certo che fosse fatta e inoltre era proprio ciò che poteva andare bene per me. La giornata è poi proseguita nel peggiore dei modi, grazie anche alla brutta notizia avuta nella telefonata. Dopo pranzo, ritiro distrattamente la posta. Tra una bolletta, una comunicazione da parte di una banca presso la quale non ho il conto e una brochure pubblicitaria, trovo una nuova lettera spedita da una ditta dove avevo consegnato il mio curriculum. Un po’ perché oggi è una giornata così nera, ma così nera, che non vedo neppure la luce dell’uscita, un po’ perché le esperienze passate non sono state incoraggianti, la apro senza entusiasmo, dopo un paio di righe piene zeppe di minchiate di routine, eccola, è lei, la solita frase, spietata e abusata: … ma la nostra società, in questo momento, non prevede assunzioni, (sembrano tutte opera della stesa mano) per finire poi con un altro paio di righe, che a questo punto non leggo nemmeno.
venerdì 1 febbraio 2008
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